Elezioni USA, ecco a che punto siamo

NOVITÀ ELEZIONI USA: COME SIAMO MESSI?

Ancora nessun vincitore

Continua la lotta per la corsa alla Casa Bianca tra il repubblicano Donald Trump e il nuovo entrante democratico Joe Biden. Nonostante sia passato un mese e diciannove giorni dall'Election Day, una reale conferma di chi diventerà presidente tende a non arrivare. I media mainstream hanno già certificato la vittoria del presidente democratico, la costituzione e il sistema elettorale americano dicono altro. La strada è ancora lunga, Giuliani e Powell stando portando avanti le loro cause legali, Trump sta facendo pulizia di vari elementi che ne ostacolano il percorso, testimoni nuovi stanno emergendo ed altri brogli stanno venendo alla luce. Vediamo però, in quale reale situazione ci troviamo, distanziandoci totalmente dal pensiero unico che i media impongono e fanno passare su giornali e TV.



Qual è la situazione degli Stati?

Alcuni stati sono già stati assegnati, altri sono in bilico, molti altri in totale stallo, causa certificazioni voti ed eventuali controlli. Come possiamo vedere dal grafico preso da realclearpolitics.com, la situazione è ancora imprevedibile.


Possiamo vedere nei colori più scuri gli stati certi ad esser stati assegnati, nei colori più chiari quelli che probabilmente verranno attribuiti ai rispettivi candidati, nei colori ancora più chiari gli stati in cui i candidati sono avanti. Rispettivamente Trump nei colori rossi e Biden in quelli blu. In grigio abbiamo invece gli stati che sono momentaneamente bloccati, poiché sono in atto riconteggi, cause legali e contestazioni. Come potete notare voi stessi, il grafico non permette minimamente di prevedere un possibile nuovo presidente. All'interno di questi stati in grigio, sono presenti tutti gli swing state, i quali contano in totale 135 elettori. 

Dominion al centro delle cause

La società Dominion Voting System, con il suo software Smartmatic, è al centro delle cause legali che sta portando avanti il team di Trump. Il sistema per il conteggio dei voti ha dimotsrato evidenti e grandi anomalie: durante il conteggio dell'Election Day, dove Trump era in stragrande vantaggio, il conteggio si è fermato e una volta ripreso il giorno dopo, "casualmente" i voti sono andati in stragrande maggioranza verso Biden. La perizia tecnica effettuata dal Michigan ha dimostrato che le macchine di conteggio di Dominion, siano create apposta per alterare i voti. Inoltre sono stati conteggiati voti di morti, di persone non americane e sono stati presi in considerazione anche voti arrivati dopo il giorno dell'elezione. 

Cause legali

Ed ecco che quindi entrano in gioco le varie cause legali portate avanti dai legali di Trump. Colui che si occupa principalmente delle cause legali di Donald, è Rudy Giuliani, che sta portando avanti diversi casi davanti alla Corte Suprema, come ad esempio quello inerente alle modifiche delle leggi elettorali compiute dalla Pennsylvania, Georgia ed Arizona. Al di fuori del team dei legali di Trump, abbiamo Sidney Powell e Lin Wood, facenti parte del gruppo We The People, un gruppo che si occupa di difendere la costituzione americana. Difatti, la costituzione americana è stata violata in queste elezioni, poiché in alcuni stati sono state modificate le leggi elettorali senza il consenso del parlamento. 

Questione dei grandi elettori

La questione dei grandi elettori resta più che aperta. Tutti i grandi elettori hanno votato, ma c'è stata una parte che ha votato Trump ed un'altra che ha votato Biden. Seguendo la Costituzione americana, la prossima tappa fondamentale è quella del 6 Gennaio, dove il Congresso dovrà decidere se e quali voti confermare. Nel caso in cui non si dovesse raggiungere la maggioranza, scatterebbe il dodicesimo emendamento della costituzione che recita <<se nessuna persona ha tale maggioranza, allora tra le persone che hanno il numero più alto non superiore a tre nell'elenco di coloro che hanno votato come Presidente, la Camera dei Rappresentanti sceglie immediatamente, a scrutino segreto, il Presidente. [...] i voti saranno presi dagli Stati, la rappresentanza di ogni Stato ha un voto;  il quorum a tal fine sarà composto da uno o più membri di due terzi degli Stati e per una scelta sarà necessaria la maggioranza di tutti gli Stati. E se la Camera dei Rappresentanti non sceglierà un Presidente ogni volta che il diritto di scelta sarà loro attribuito, prima del quarto giorno di marzo successivo, allora il Vicepresidente agirà come Presidente, come nel caso della morte o altro costituzionale disabilità del Presidente . La persona che ha il maggior numero di voti come Vicepresidente è il Vicepresidente, se tale numero è la maggioranza dell'intero numero degli Elettori nominati e se nessuno ha la maggioranza, allora dai due numeri più alti sul lista, il Senato sceglie il Vicepresidente; il quorum a tal fine sarà costituito dai due terzi del numero intero dei senatori e per una scelta sarà necessaria la maggioranza dell'intero numero. Ma nessuna persona costituzionalmente non eleggibile alla carica di Presidente potrà essere eleggibile a quella di Vicepresidente degli Stati Uniti>>.

Detto cosi, sembra molto complicato. In poche parole, se il 6 Gennaio il Congresso non dovesse certificare i voti, il potere di voto passerebbe ai parlamenti degli Stati. E fate bene attenzione a questo passaggio: i repubblicani controllano 26 legislature, cioè la maggioranza. Per comprendere meglio, ascoltiamo le parole di Fareed Zakaria, ai microfoni di CNN (minuto 6.40).

Pulizie di "primavera"

Il tycoon newyorkese non si sta muovendo soltanto a livello legali, bensì anche a livello dei vari organi presenti negli USA.

  • Christopher Krebs, capo della CISA (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency), è stato sollevato dal suo incarico, come riportato dal sito cisa.gov. Al suo posto è stato nominato Brandon Wales (ad interim);
  • sollevato anche l'incarico di Mark Esper, segretario della Difesa e capo del Pentagono. Al suo posto, Christopher Miller. Mossa strategica, poiché Miller è stato responsabile della supervisione dell'impiego delle forze delle operazioni speciali nell'antiterrorismo, nelle operazioni di supporto all'informazione militare (MISO), nelle operazioni di informazione, nella guerra non convenzionale, nella guerra irregolare, nell'azione diretta, nella ricognizione speciale, nella difesa interna straniera, nella lotta alla proliferazione, nelle operazioni speciali sensibili e nelle questioni relative al recupero del personale e agli ostaggi, come specificato dal Segretario della Difesa;
  • licenziati quattro membri del Pentagono, come riportato da ilmanifesto.it; 
  • si dimette il vice di Esper, Alexis Ross, come riportato da thehill.com;  
  • si dimette William Barr, come riporta il The Guardian. Al suo posto Richard Donoghue, avvocato difensore, avvocato contrattuale, giudice militare e procuratore;
  • scontro anche contro Mark Meadows, il quale aveva rilasciato alla stampa notizie sulla salute non ottimale del presidente, come riporta il daily mail

E Biden cosa sta facendo?

Letteralmente nulla. Oltre che vantarsi di aver vinto l'elezioni, senza mai replicare, con prove certe, a rispondere alle accuse di eventuali brogli, Biden sta giocando con il suo team di transizione, sta iniziando a nominare persone un po' di là, un po' di qua, un po' di lì. Tra l'altro, la transizione è stata bloccata dallo stesso Pentagono, come riporta il sito businessinsider.com. Biden si preoccupa più ad amministrare, credendo di presiedere già nella Casa Bianca e di aver vinto, senza però tener conto tutte le accuse che stanno uscendo sul figlio Hunter, coinvolto in uso di droga, abuso di minori e collegamenti con la Cina. Ovviamente il cerchio sembrerebbe allargarsi, coinvolgendo anche Joe. 


E voi siete ancora sicuri che Biden sia presidente? Credete ancora che Trump non abbia possibilità di vincere?  

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