"Una sola dose di vaccino può causare la diffusione di varianti". Ora lo ammettono anche Burioni e Science

Il caso delle varianti

L'assurdo studio di Science e le sconvolgenti parole di Burioni


E' oramai da circa Dicembre 2020 che circola la notizia di questa nuova variante. Si chiama variante inglese ed è stata scoperta per la prima volta nelle regioni sud-orientali del Regno Unito. C'è chi è terrorizzato dall'arrivo di questa nuova "forma" del virus, chi invece se ne frega e continua a seguire le vecchie regole. Lo hanno presentato al grande pubblico dapprima come più contagioso ma meno mortale, poi come meno contagioso e più mortale, poi come più contagioso e più mortale. Ma uno scenario di svolta sembra essersi aperto recentemente. Proviamo a riavvolgere un attimo il nastro. Ci troviamo agli inizi del dicembre scorso, il mondo è tutto in fibrillazione per l'uscita del primo vaccino (Pfizer/BioNTech) e forse si apre una possibile fine della pandemia. Ma ecco che tutto d'un tratto comincia ad uscire la nuova variante del Sars-Cov2: la variante inglese. Ma facciamo mente locale. Come riportato da questo articolo di Repubblica, il Regno Unito è stato il primo paese al mondo ad autorizzare il vaccino Comirnaty (Pfizer/BioNTech) il 2 dicembre 2020, partendo con la somministrazione il 7 dicembre. Considerando che il richiamo dello stesso va fatto tre settimane dopo la prima somministrazione, si presume che l'iniezione della seconda dose sia avvenuta il 28 di dicembre. Fin qui tutto chiaro. Cos'è successo durante il lasso di tempo che va tra il 7 e il 28 del mese stesso? Si diffonde la variante inglese. Tutto normale direte voi. Purtroppo no, e a confermarlo non è il sito complotti.org oppure noncielodicno.it. A confermarlo è in primis uno articolo di Science, in secondo luogo un tweet del professor Burioni che riprende il suddetto studio, ammettendo che la somministrazione di una sola dose di vaccino può aumentare la possibilità che il virus evolva generando nuove varianti. Nell'articolo viene per l'appunto detto che lo scorrere del tempo tra una somministrazione e l'altra, potrà essere fondamentale nel plasmare dinamiche future per il Covid-19, creando anche un ambiente per le nuove varianti. Il tutto viene anche confermato da un articolo dell'ANSA in cui viene appunto detto che "se la risposta immunitaria indotta dalla prima dose non è sufficientemente robusta, può aumentare il rischio di nuove varianti virali". Quindi, poiché ad esempio il richiamo di AstraZeneca va fatto all'incirca due mesi dopo la prima somministrazione, figuratevi quante nuove varianti possono fuoriuscire. I governi hanno spinto tanto per questi vaccini, auspicando una possibile fine della pandemia, quando in realtà si sono ritrovati solo in una situazione peggiore e più incasinata. La verità è che non se ne uscirà mai.




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